La cultura è
il risultato più rilevante dell’attività umana e si confonde con l’evoluzione e
la storia dell’umanità. E’ un ambiente
invisibile entro cui ciascuno di noi è totalmente immerso, senza rendersene
conto. Infatti, la cultura è una realtà trasparente, perché noi guardiamo il
mondo e gli avvenimenti attraverso di essa e gli attribuiamo le caratteristiche
che crediamo oggettive. Adottiamo quindi una prospettiva specifica, che è
quella della cultura alla quale apparteniamo.
Anche
se sembra un costrutto immobile e statico, la cultura è in costante cambiamento
e tutti i soggetti danno il loro contributo, in modo più o meno attivo. Si crea
quindi una situazione paradossale, in quanto la cultura continua a essere sempre
uguale a se stessa (regolarità),
mentre contemporaneamente si evolve (variazione).
Dire
cultura tuttavia, non significa solo riferirsi al concetto di etnia/nazionalità,
in quanto essa si dispiega sotto tante forme: dal livello sociale (gruppi di
appartenenza quali gli amici, la palestra, l’oratorio, i colleghi di lavoro) a
quello familiare (ogni famiglia si basa su regole fondanti, genericamente
stabilite dai genitori, che i componenti sono tenuti a rispettare) solo per
finire con quello riferito alla nazionalità (ogni Paese ha tradizioni, usanze,
leggi proprie); anche a questo livello è però possibile fare distinzioni, ad
esempio tra il Nord e il Sud di una Nazione, tra le Regioni e così via.
Particolarmente significativi sono gli aspetti culturali di quei luoghi “a
confine” tra un Paese e l’altro, quali ad esempio il Friuli Venezia Giulia o il
Trentino Alto Adige, che vedono convivere una mescolanza di culture che danno
spesso origine a forme “ibride”.
Una
cultura si può studiare dall’esterno,
ad esempio andando a scoprire le caratteristiche attraverso interviste,
questionari e cercando di trovare aspetti comuni (ad esempio, faccio una
ricerca per scoprire differenze e somiglianze tra il modo di vivere dei 15enni
italiani e spagnoli). Oppure si può assumere una prospettiva dall’interno, cercando di “mettersi nei
panni” di chi è originario di quella cultura e assumendone usanze e abitudini
(ad esempio, la vacanza studio in famiglia all’estero).
La
cultura guida le nostre azioni, ci dà regole e prescrizioni
relativamente a ciò che è concesso o meno fare in una determinata situazione;
queste prescrizioni valgono anche per la manifestazione degli stati emotivi: ad
esempio, nella cultura italiana, l’emozione ritenuta culturalmente più
accettabile ad un funerale è la tristezza, mentre negli Stati Uniti prevalgono
emozioni più positive legate alla celebrazione festosa del defunto e della sua
storia.
Antonietta Vescovo, coordinatrice progetto
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