martedì 24 giugno 2014

DICESI CULTURA

La cultura è il risultato più rilevante dell’attività umana e si confonde con l’evoluzione e la storia dell’umanità. E’ un ambiente invisibile entro cui ciascuno di noi è totalmente immerso, senza rendersene conto. Infatti, la cultura è una realtà trasparente, perché noi guardiamo il mondo e gli avvenimenti attraverso di essa e gli attribuiamo le caratteristiche che crediamo oggettive. Adottiamo quindi una prospettiva specifica, che è quella della cultura alla quale apparteniamo.
Anche se sembra un costrutto immobile e statico, la cultura è in costante cambiamento e tutti i soggetti danno il loro contributo, in modo più o meno attivo. Si crea quindi una situazione paradossale, in quanto la cultura continua a essere sempre uguale a se stessa (regolarità), mentre contemporaneamente si evolve (variazione).
Dire cultura tuttavia, non significa solo riferirsi al concetto di etnia/nazionalità, in quanto essa si dispiega sotto tante forme: dal livello sociale (gruppi di appartenenza quali gli amici, la palestra, l’oratorio, i colleghi di lavoro) a quello familiare (ogni famiglia si basa su regole fondanti, genericamente stabilite dai genitori, che i componenti sono tenuti a rispettare) solo per finire con quello riferito alla nazionalità (ogni Paese ha tradizioni, usanze, leggi proprie); anche a questo livello è però possibile fare distinzioni, ad esempio tra il Nord e il Sud di una Nazione, tra le Regioni e così via. Particolarmente significativi sono gli aspetti culturali di quei luoghi “a confine” tra un Paese e l’altro, quali ad esempio il Friuli Venezia Giulia o il Trentino Alto Adige, che vedono convivere una mescolanza di culture che danno spesso origine a forme “ibride”.
Una cultura si può studiare dall’esterno, ad esempio andando a scoprire le caratteristiche attraverso interviste, questionari e cercando di trovare aspetti comuni (ad esempio, faccio una ricerca per scoprire differenze e somiglianze tra il modo di vivere dei 15enni italiani e spagnoli). Oppure si può assumere una prospettiva dall’interno, cercando di “mettersi nei panni” di chi è originario di quella cultura e assumendone usanze e abitudini (ad esempio, la vacanza studio in famiglia all’estero).

La cultura guida le nostre azioni, ci dà regole e prescrizioni relativamente a ciò che è concesso o meno fare in una determinata situazione; queste prescrizioni valgono anche per la manifestazione degli stati emotivi: ad esempio, nella cultura italiana, l’emozione ritenuta culturalmente più accettabile ad un funerale è la tristezza, mentre negli Stati Uniti prevalgono emozioni più positive legate alla celebrazione festosa del defunto e della sua storia.
Antonietta Vescovo, coordinatrice progetto

Nessun commento:

Posta un commento